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Come perseguire la felicità al lavoro e perché

Gli elementi che determinano il benessere lavorativo e una strategia concreta per le aziende che vogliono raggiungerlo
Come perseguire la felicità al lavoro e perché

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La scienza dice che la felicità si basa su due fattori: la soddisfazione nei confronti della propria vita e il benessere nel quotidiano.
La felicità, però, non è un sentimento, è uno stato e, come tale, va perseguito. Per raggiungerla, insomma, serve commitment. Ma al lavoro, di cosa stiamo parlando? Su quali fattori le organizzazioni devono impegnarsi per creare le condizioni per uno stato di benessere collettivo?

 

Sfatiamo un mito: la felicità è un valore di business

Intanto ammettiamolo, parlare di felicità suona sempre un po’ strano, ci vuole coraggio. Soprattutto nel mondo del business.
Nonostante la sporadica comparsa sui profili Linkedin di job title come Chief Happiness Officer, è ancora parecchio radicata l’idea che, in azienda, se non si soffre è perché si lavora poco e che, detta in parole povere, i sorrisi dei dipendenti non facciano fare soldi.
Nulla di più sbagliato.

I dati di Gallup parlano di un aumento del 21% sia nella produttività che nella soddisfazione dei clienti, una diminuzione del 37% dell’assenteismo e, addirittura, del 65% nel turn over.
Una recente ricerca dell’Università Popolare degli Studi di Milano e 4 M.A.N., effettuata su un campione di 478 aziende italiane di diverse dimensioni, ha dimostrato che le realtà, in cui l’empatia contraddistingue i rapporti, aumentano la produttività del 68%.
Alle aziende conviene coltivare la felicità.

 

Cos’è la felicità e quali elementi sono fondamentali per raggiungerla

Ecco, ora che sono convinti anche i più attenti al conto economico, possiamo affermare che la felicità è il vero obiettivo da raggiungere, ovunque, anche al lavoro. Approfondiamo quindi gli elementi che concorrono all’essere felici e al benessere sul posto di lavoro e come ripensare gli approcci aziendali.

Equilibrio e senso di appartenenza

Innanzitutto, dobbiamo partire dal fatto che i confini tra vita privata e lavorativa sono in costante ridefinizione e, dall’equilibrio fra esse, dipende la felicità e la realizzazione personale. Questo è un primo fattore, soprattutto in un periodo come questo in cui si parla costantemente di smart/agile/hybrid working e, nel mezzo, vediamo crescere tanta frustrazione nel posto di lavoro: più che aumentare la life balance, sono aumentate le distanze fra persone e aziende, fra colleghi, e i processi, già poco flessibili, lo sono diventati ancora di più.

Le aziende hanno allora il compito di creare le condizioni per cui le persone possano sviluppare un profondo senso di appartenenza, anche in questo nuovo contesto. Ma come? Rafforzando e facilitando le relazioni anche a distanza, sviluppando una comunicazione autentica e trasparente, condividendo valori e obiettivi aziendali e mettendo ognuno nelle condizioni di dare il proprio contributo al meglio.

 

Felicità è equilibrio e senso di appartenenza

 

Riconoscimento del valore

Dare il proprio contributo, ecco. Sì perché, quando diciamo felicità al lavoro, non stiamo parlando (solo) di risate e di chiacchiere alla macchinetta del caffè, ma di una soddisfazione più profonda che nasce dal sapere che ciò che si fa ha valore per l’azienda e che siamo riconosciuti per esso. La felicità passa dal dare significato alle proprie azioni e il riconoscimento delle persone, del network, è uno specchio potentissimo.

Eppure, le ricerche evidenziano una situazione non proprio idilliaca: solo il 20% delle persone ritiene, secondo l’Osservatorio sulla Felicità, riconosciuti in modo assolutamente adeguato i propri meriti e sono i giovani a percepire meno il valore del proprio lavoro. Fra l’altro, l’87% pensa che gli incentivi economici, senza un vero riconoscimento che arriva dalle relazioni, non servano a migliorare la motivazione e le performance. È fondamentale, allora, per la nostra ricerca della felicità, che le aziende favoriscano la costruzione di sistemi open, in cui il contributo unico di ognuno possa emergere e possa essere riconosciuto dal management e dalla rete orizzontale.

 

Felicità è riconoscimento del valore

 

Relazioni positive

Nel lavoro, felicità e realizzazione personale si raggiungono quando le persone creano legami positivi e comunità a cui sentono di appartenere. Fra le righe, lo abbiamo già detto, l’azienda va concepita come una comunità fatta di persone che operano, insieme, per il benessere comune dell’impresa. Il senso di comunità rappresenta la colonna vertebrale dell’innovazione, della lealtà, della responsabilità e del successo. Ma le aziende non sviluppano in maniera spontanea e naturale legami positivi, comunità e senso di appartenenza. Ci si devono impegnare, devono costruirlo ma, spesso, investono in maniera antiquata e poco focalizzata. Diciamocelo, Il team building è un esercizio momentaneo di stile. E allora quali strumenti mettere in campo? Quelli che favoriscono, ogni giorno, la creazione di un ambiente in cui le persone sentono di poter operare con fiducia e in connessione con gli altri, di stabilire solide relazioni interpersonali, di collaborare bene.

Felicità e relazioni positive

 

Come? Rendendo le interazioni naturali con gli strumenti adatti

Alla base di tutto ciò che abbiamo visto c’è la buona comunicazione che, per essere tale, deve basarsi su interazioni che avvengono nel modo più naturale possibile. Devono essere cioè, semplici, veloci, spontanee, come quelle che avvengono quotidianamente grazie alle chat o ai social, ma anche ricche, interconnesse e strutturate.

E se oggi, in azienda come nella vita quotidiana, comunichiamo sempre più spesso attraverso strumenti, il primo passo per perseguire la felicità al lavoro è porre l’attenzione sugli strumenti che le aziende adottano per svolgere le attività, per la collaborazione, per gestire i processi aziendali. Non è più sufficiente scegliere strumenti concentrandosi solo sulla specifica funzione che devono svolgere.
È ora che le organizzazioni ragionino veramente sull’impatto che le tecnologie hanno sui sistemi umani, sul come portano le persone a lavorare e su come le aiutano a interconnettersi e creare relazioni.

È ora che l’interazione naturale e quindi la felicità vengano perseguite senza tregua, a partire dagli strumenti.

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